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Addio alla libertà su Android: l'UE vuole un sistema chiuse e sicuro

03-08-2025 12:15 - News, Tech
Con l’arrivo della One UI 8, Samsung ha deciso di bloccare lo sblocco del bootloader anche in Europa. Una scelta che mette fine alla possibilità, per milioni di utenti, di installare ROM personalizzate o recovery alternative.
Una novità che fa discutere e che, sebbene motivata da esigenze di sicurezza, solleva dubbi sul futuro della personalizzazione Android nel nostro continente.


Una decisione globale, non isolata

Lo sblocco del bootloader era già stato disattivato da tempo nei dispositivi Samsung destinati agli Stati Uniti. Ora la stessa restrizione viene estesa a livello globale, Europa compresa.
È la fine, almeno per quanto riguarda i dispositivi Samsung, della possibilità di installare sistemi alternativi come GrapheneOS o LineageOS, due tra i più noti nel mondo delle custom ROM.


Il ruolo della Direttiva RED

Alla base di questa decisione non c’è solo la volontà di limitare la libertà degli utenti. A partire dal 1° agosto 2025, infatti, entreranno in vigore le nuove disposizioni della Direttiva RED (Radio Equipment Directive) dell’Unione Europea.

Questa normativa, già in vigore dal 2016, è stata aggiornata con il Regolamento Delegato (UE) 2022/30, che introduce nuovi obblighi legati alla cybersicurezza dei dispositivi radio connessi, tra cui smartphone e tablet.
I nuovi requisiti – in particolare gli articoli 3.3(d), 3.3(e) e 3.3(f) – impongono ai produttori di garantire:

  • protezione contro le interferenze alle reti,
  • tutela dei dati personali,
  • prevenzione delle frodi.

Perché le custom ROM diventano un problema

Secondo l’interpretazione più rigida della Direttiva RED, ogni dispositivo radio venduto in Europa deve essere conforme nella sua interezza, incluso il software che gestisce le funzionalità radio (modem 4G/5G, Wi-Fi, Bluetooth).
Modificare questi elementi – anche solo installando una custom ROM – può inficiare la certificazione CE e rendere il dispositivo illegale sul mercato europeo.

Anche se GrapheneOS o LineageOS sono noti per la loro attenzione alla sicurezza, di fatto modificano parti sensibili del sistema. E proprio per evitare responsabilità legali, i produttori stanno iniziando a bloccare il bootloader, impedendo ogni intervento da parte dell’utente.


Una responsabilità che ricade su tutti

Il blocco non riguarda solo chi crea le ROM, ma coinvolge anche il produttore del dispositivo e l’importatore in Europa.
Se un sistema installato after-market consente comportamenti non conformi (come l’uso illecito delle frequenze radio), anche Samsung o chi distribuisce il telefono potrebbe essere ritenuto responsabile.

Per questo motivo, l’unica soluzione per proteggersi sembra essere la chiusura completa del dispositivo.


Un’occasione per blindare lo smartphone?

Non è un segreto che i produttori di smartphone non vedano di buon occhio il mondo delle custom ROM.
Software e servizi sono parte integrante della loro strategia di fidelizzazione, e la possibilità per l’utente di sostituirli rappresenta una “fuga” dal loro ecosistema.

Fino ad oggi, in Europa non erano state adottate contromisure rigide contro lo sblocco del bootloader, soprattutto per evitare reazioni negative da parte degli utenti più esperti. Ma con l’entrata in vigore della RED, questa posizione potrebbe cambiare: una normativa può offrire la giustificazione perfetta per fare ciò che si voleva già da tempo.

Samsung è solo la prima: è lecito aspettarsi che altri produttori seguano la stessa strada nei prossimi mesi.


Un futuro più sicuro, ma meno libero?

La Direttiva RED nasce con lo scopo di rendere i dispositivi più sicuri, ma finisce – di fatto – per restringere pesantemente la libertà d’uso degli utenti Android.
Non si parla solo di “smanettoni”, ma anche di chi vuole:

  • mantenere aggiornato un vecchio dispositivo,
  • liberarsi del bloatware preinstallato,
  • o semplicemente avere il pieno controllo del proprio device.

La sicurezza è fondamentale, ma ci si chiede se non esistano soluzioni meno restrittive che possano proteggere l’utente senza limitarne la libertà.
Il rischio è che Android, nato come sistema aperto, stia lentamente perdendo la sua anima.